La scuola e l’Università sono state forse le istituzioni colpite più repentinamente e drasticamente dal lockdown imposto dal diffondersi del virus covid-19.
Gli studenti sono stati i primi ad affrontare le conseguenze di una modifica totale della didattica che ha dovuto, nel minor tempo possibile, trovare il modo di passare dalla cattedra allo schermo di un pc, nel tentativo di garantire a migliaia di giovani e giovanissimi la possibilità di terminare l’anno senza troppi contraccolpi.
Ma gli studenti come hanno vissuto gli ultimi mesi? Cosa si aspettano dal nuovo anno?
Un’indagine di Ipsos e Federica Web Learning, condotta su un campione di 1200 universitari di tutta Italia, ha messo in evidenza un dato interessante.
Ad oltre tre mesi dalla chiusura delle università e delle scuole, infatti, 2 studenti su 3 promuovono con riserva l’esperienza della didattica a distanza e, guardando alla riapertura di settembre, chiedono di miscelare le lezioni in aula con quelle online.
Gli universitari, interpellati attraverso l’indagine in esame, hanno affermato di essersi misurati per la prima volta con una nuova modalità didattica fino a quel momento sconosciuta.
Ad oggi l’88% degli studenti dichiara di aver seguito fino a 5 corsi online negli ultimi tre mesi.
Oltre il 70% degli intervistati ritiene inoltre sufficiente la reattività dimostrata, la tempestività e chiarezza delle comunicazioni e l’efficacia.
Diverse sono state le modalità di lezione delineate dagli Atenei. Alla lezione “in diretta”, definita sincrona, alcuni hanno preferito le lezioni registrate, ovvero asincrone, ritenute più efficaci dalla maggior parte degli studenti perché capaci di garantire autonomia e duttilità nella loro fruizione.
L’esperienza vissuta fino ad oggi ha permesso a molti studenti di interrogarsi sulle prospettive future e la maggior parte ha ritenuto inevitabile il delinearsi, nell’immediato futuro, di una nuova forma di didattica che veda coesistere il digitale con le classiche lezioni frontali.
Se è vero dunque che il rapporto personale in aula non può scomparire, in quanto funzionale alla crescita e allo sviluppo dello studente, dall’altro appare sempre più chiara la potenzialità della “smart education”.
Dall’indagine emerge come i 2/3 degli studenti auspichino ad una programmazione mista tra lezioni frontali e digitali, che permetta loro di organizzare meglio il tempo da dedicare allo studio e garantire un’articolazione più fluida delle lezioni universitarie.
Affinchè ciò sia possibile è necessario però investire sulle risorse e sugli strumenti a disposizione.
I dati parlano chiaro: ben nove studenti su dieci hanno riscontrato problemi nel corso delle lezioni online.
Connessione debole o assente, certo, ma anche e soprattutto difficoltà dovute dall’inesperienza dei docenti nell’articolare la lezione secondo un registro comunicativo che inevitabilmente sta mutando e che non può rispettare le medesime tempistiche e caratteristiche della lezione frontale.
Rendere le lezioni adeguate allo strumento è fondamentale per combattere il deficit di attenzione, riscontrato da più del 35% degli intervistati nel corso del tempo passato davanti allo schermo.
Istruire, dunque, ma anche coinvolgere, per creare uno spazio digitale che sia strumento e occasione di crescita per tutti, docenti e studenti.
Dalla cattedra al pc o viceversa?
Che sia forse arrivato il momento, invece, di trarre il miglior vantaggio da entrambe le risorse?
Dopotutto, come dicevano gli antichi, la virtù sta nel mezzo.