In vista della eventuale prosecuzione della didattica a distanza anche per il prossimo anno scolastico e accademico, come superare lo stato di emergenza nell’insegnamento online?
A questo scopo, torna utile inquadrare il fenomeno della D.a.D. nel più ampio sviluppo storico del rapporto tra tecnologie e didattica. Ne abbiamo parlato con Maria Ranieri – docente di Didattica generale e Pedagogia speciale all’Università di Firenze e curatrice per Federica Web Learning del MOOC Tecnologie Educative. Storia, teorie, metodi e applicazioni.
La condizione illustrata da Ranieri nelle videointerviste è stata di recente fotografata dai risultati del sondaggio dall’associazione “Cittadinanzattiva” segnalato, tra gli altri, da RAI News. “Connessione inadeguata (48,5%); condivisione del dispositivo fra più fratelli o familiari (33,5%) e l’assenza di dispositivi (24,5%)” sono le cause principali del mancato accesso alle lezioni. Inoltre, le percentuali mettono in luce anche differenti modalità e tempistiche di insegnamento da istituto a istituto.
Digital divide e Formazione Insegnanti
Per recuperare il gap tecnologico, oltre l’iniziativa “Solidarietà digitale” già messa in campo dal Miur e quelle di altri enti, può essere utile – nota Ranieri – volgere lo sguardo a tutte le tecnologie disponibili. Anche quelle più datate, che già in passato hanno assolto compiti educativi.
In tal senso, è apprezzabile la soluzione della Rai, in accordo col Miur: arricchire il palinsesto con vere e proprie lezioni in Tv.
Così, il programma “La scuola in TV” (sul canale 146 del digitale terrestre) si aggiunge ai contenuti tematici presenti nella sezione Learning del sito Raiplay. Un esperimento che rievoca il successo di Non è mai troppo tardi di Alberto Manzi, che negli anni ’60, contribuì all’istruzione di più di un milione di italiani.
Certo, i tempi sono diversi ma mescolare vecchi e nuovi media, adattati alle esigenze dell’educazione, amplia l’accesso all’istruzione.
Anche la radio, così capillarmente diffusa, può aprire nuovi scenari. Eventualmente in un’ottica di rimediazione attraverso canali podcast su Spotify.
Sul fronte della formazione degli insegnanti “alcune iniziative sono partite già negli anni ’80”, ricorda Ranieri; e il Piano nazionale scuola digitale continua in questa direzione, in particolare, nel riconoscimento della figura dell’ “animatore digitale”. Anche le Università iniziano a prestare più attenzione al “faculty professional development”, come osservato nella videointervista. Ma ancora c’è tanto da fare.
“Non ci si improvvisa maestri o docenti digitali, afferma nel corso della sua analisi la docente, ma la didattica va ripensata e modulata per un ambiente di apprendimento che ha tempi e spazi di condivisione specifici”.
Non si tratta solo di imparare a usare il mezzo tecnico. Ma, individuare in che modo il nuovo mezzo può rispondere, o implementare, esigenze d’istruzione e di formazione.
Dalla didattica a distanza alla didattica online
Inserire la didattica a distanza nel solco della tradizione di ricerca sulle tecnologie educative permette di accedere a modelli pedagogici più pertinenti ai nuovi “ambienti di apprendimento”, già sotto indagine da decenni. Allora, meglio parlare di “didattica online” più che di didattica a distanza. Questo passaggio consente di focalizzare l’attenzione non più sul senso di distanza ma, invece, sulle opportunità che l’online porta con sé. A questo proposito, Ranieri, ricorda gli studi legati all’educazione attraverso i media condotti negli anni Novanta dalla ricercatrice francese Geneviève Jacquinot e la teoria del “connettivismo” elaborata ad inizi degli anni Duemila da Stephen Downes e George Siemens. La docente si sofferma su due concetti chiave, proposti rispettivamente dai due studiosi, quelli di: “presenza del docente in rete” e “network di apprendimento” .
La sfida della relazione educativa in rete
Per costruire un nuovo modo di intendere la “relazione educativa online” suggeriamo di:
aumentare il dialogo tra la didattica lineare d’aula e il reticolo di iniziative, tra gli stessi studenti o tra docente e studenti, che essere in rete consente di sviluppare;
favorire e sostenere l’autonomia e l’autoapprendimento da parte degli allievi;
implementare l’attività di feedback;
creare spazi di confronto e di espressione come forum e blog;
favorire i lavori di gruppo e soprattutto lo scambio, la conversazione, l’ascolto.
Senza eccessivi scetticismi né entusiasmi, che accompagnano sempre l’arrivo di ogni nuova tecnologia, occorre affrontare in modo più lucido il tema della didattica online per salvaguardare la dimensione umana essenziale al processo formativo.
Quali sono stati le tue pratiche didattiche online? In che modo è stato possibile ricreare la “presenza”? Raccontaci, nella sezione dedicata ai commenti, la tua esperienza.
Approfondimenti
Approfondimenti MOOC
Tecnologie educative. Storia, teorie, metodi e applicazioni
Il MOOC Tecnologie educative. Storia, teorie, metodi e applicazioni di Maria Ranieri per approfondire gli aspetti storici, teorici e metodologici delle tecnologie educative.
Connectivism and Learning
Il MOOC Connectivism and Learning. La teoria pedagogica dell’apprendimento attraverso la rete illustrata dal suo fondatore, Stephen Downes. In inglese.
Approfondimenti online
Digital Scholarship
Il volume “Digital Scholarship tra ricerca e didattica. Studi, ricerche, esperienze” scaricabile online
Journal of Media Literacy Education
La rivista open access (in inglese): Journal of Media Literacy Education
Le risorse educative aperte per la costruzione della didattica e la diffusione dei contenuti
Il volume “Le risorse educative aperte per la costruzione della didattica e la diffusione dei contenuti” scaricabile online.
Approfondimenti video
La mia esperienza con la DaD non è né del tutto negativa né tanto meno positiva. L’ho vissuta così come momento di emergenza e basta. Infatti avendo una classe di 7 alunni tutti diversamente abili, la sua utilità si è rivelata presto poco fruttuosa, sia perché lo schermo per i piccoli è vissuto come momento di gioco e non di studio e non ultimo la difficoltà di reperire il video. Così dopo un primo grande entusiasmo, ho perso fervore e voglia di produrre. Ho creato video concreti e tratti dalla vita quotidiana e ho tralasciato le dia di Powerpoint, abbandonato le schede che richiedevano di essere stampate. Insomma ho proceduto per tentativi ed errori, scoprendo che gli errori erano di più degli obiettivi che mi ero prefissata. Tutto questo nella solitudine del mio piccolo studio diventato all’improvviso una trincea opprimente. Ecco questa la mia semplice e reale esperienza di questi mesi di chiusura della scuola!
Gentile Agnese,
grazie per aver condiviso la Sua esperienza. Le auguriamo un buon lavoro, Valentina (Federica Team)