In questi giorni, nell’ambito delle misure per il contenimento e la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19 (coronavirus), il Governo italiano ha emanato un nuovo Decreto che tratta delle modalità di accesso allo smart working.
Ma cos’è lo smart working?
È noto come un nuovo modello di lavoro che utilizza le nuove tecnologie e lo sviluppo delle tecnologie esistenti per migliorare sia le prestazioni che la soddisfazione ottenute dal lavoro privilegiando l’attività “da remoto”. Secondo i risultati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano il 58% delle grandi imprese ha già introdotto iniziative concrete.
I principi fondamentali dello Smart Working coinvolgono cinque aree della vita lavorativa: leadership, ambiente di lavoro, tecnologia, proprietà, persone e cultura. All’interno di ciascuna di queste aree, possono essere prese alcune iniziative che migliorerebbero la vita lavorativa e la produttività dei dipendenti.
La ricerca ha dimostrato che le persone sono più produttive quando sono in grado di lavorare nel modo più adatto a loro. Sebbene sia un concetto molto ampio, ecco le 4 domande e le 4 cose da sapere sullo smart working.
- Cosa serve? Tools e strumenti
I fattori che possono influire sullo “smart working” sono certamente le abitudini,gli strumenti da utilizzare ed un ambiente di lavoro confortevole. Per quanto concerne gli strumenti essi possono essere divisi in due categorie: programmi e tools. I programmi più utilizzati sono certamente quelli di editing, gestionali, software di grafica e così via. I tools veri e propri sono un Wi-Fi funzionante, un pc veloce ed ottimizzato, delle cuffie isolanti e adatte alle Skype call. Tutto questo può sicuramente aiutare nella gestione del proprio lavoro più efficacemente.
- Comfort work in a comfort place: l’importanza della location
Smart working non vuol dire per forza lavorare da casa. Alcune volte risulta necessario, onde evitare distrazioni di vario tipo, iniziare a pensare a luoghi in cui coworking e smart working sono possibili. Qualora non fosse possibile, potrebbe essere utile pensare a come organizzare lo spazio di lavoro personale autoprodotto, che segua strategie diverse per ottimizzare al meglio lo spazio e aumentare così la propria produttività.
- Attenzione all’orologio: l’organizzazione del lavoro
Diventare smart worker e lavorare da remoto significa sicuramente organizzare le proprie attività. È fondamentale, quindi, stabilire le priorità, organizzare l’agenda e pianificare le proprie attività. Tuttavia le neuroscienze confermano che la percezione del tempo è soggettiva ed organizzare un piano di lavoro e rispettarlo può risultare complesso dal momento che comprende anche interruzioni, pause ecc.
- Le soft skills sono altrettanto importanti: mantenere la calma!
Oltre a sviluppare una forte consapevolezza oggettiva del tempo, occorre allenare anche le skills più “emotive”, poiché quello che ci motiva maggiormente è ciò che ci emoziona di più. In un contesto dove abbiamo sviluppato autonomia e responsabilità, è necessario essere consapevoli di quali sono le emozioni che spingono all’azione, in quanto rappresentano la prima leva di automotivazione, necessaria ed indispensabile per lavorare in un contesto di smart working e portare a termine i propri obiettivi.
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