Tra il 1960 e il 1968 in Italia divenne celebre un programma televisivo dal titolo “Non è mai troppo tardi”, dove un maestro di scuola teneva lezioni di italiano per insegnare ai telespettatori a leggere e a scrivere. Si trattò di un’operazione di grande successo che permise di mettere in atto il fenomeno di alfabetizzazione su larga scala fino ad allora possibile solo frequentando una scuola. La televisione, entrata nelle case degli italiani, permise una rapida accelerata avvicinando molti cittadini allo studio.
Nonostante si tratti di un passato non poi così distante, l’avanzare rapido della tecnologia e del progresso ha reso oggi indispensabile parlare di un nuovo fenomeno, simile ma radicalmente opposto. Sempre di più infatti sentiamo parlare di “alfabetizzazione digitale”, in inglese digital literacy.
Che cosa si intende per alfabetizzazione tecnologica?
Possiamo definire l’alfabetizzazione informatica come la capacità di utilizzo dei nuovi media, fondamentale per avere la possibilità di partecipare in modo attivo a una società sempre più digitalizzata.
Al giorno d’oggi risulta indispensabile possedere alcune competenze online di base senza le quali la quasi totalità delle attività quotidiane che coinvolgono la tecnologia sarebbero impossibili da svolgere.
Secondo l’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), solo il 21% degli italiani ha un livello di alfabetizzazione digitale adeguato. Il dato in merito all’analfabetismo digitale in Italia è ancora più allarmante se pensiamo a quanto il diffondersi del virus covid 19 abbia costretto ciascuno di noi a interagire con il mondo esterno attraverso l’utilizzo della tecnologia.
La difficoltà riguarda in particolar modo il fenomeno dell’alfabetizzazione digitale degli anziani i quali affermano in alcuni casi di avere una vera e propria “paura del computer”.
Ma il problema ha anche natura civica e sociale ed investe la sanità, i servizi personali e, soprattutto, l’istruzione. È proprio a scuola infatti che inizia la formazione dell’individuo ed è qui che si gettano le fondamenta per la formazione di una “competenza digitale”.
In Italia manca però una buona politica di alfabetizzazione digitale a scuola e la mancanza di una vera e propria scuola digitale evidenzia con chiarezza le cause del fenomeno che possono essere così sintetizzate:
- Assenza di strutture adeguate
- Costi ingenti di accesso a servizi e dispositivi
- Analfabetismo funzionale, che impedisce la articolazione di una “literacy digitale” autonoma, cioè di una competenza informatica.
- Percezione errata degli strumenti digitali.
Come valutare dunque le competenze digitali ?
Nella Raccomandazione del Parlamento Europeo e del Consiglio del dicembre 2006, la competenza digitale viene definita come la capacità di “utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione (TSI) per il lavoro, il tempo libero e la comunicazione.” Secondo l’AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale, le competenze digitali possono essere attualmente suddivise in tre diverse categorie:
- competenze digitali di base (destinate al “comune cittadino”)
- competenze specialistiche (ICT)
- competenze di e-leadership
Queste competenze sono molto richieste anche all’interno del mondo della scuola come puoi approfondire dall’articolo “Le competenze digitali per l’educazione” su federica.eu!
Quali sono allora le possibili soluzioni al problema ?
- Digitalizzare scuola e insegnanti.
- Formare i dipendenti a carico delle aziende con sgravi fiscali.
- Effettuare corsi di alfabetizzazione per anziani, disoccupati e altre categorie a rischio di esclusione sociale.
Non è mai troppo tardi!