Nessuno dimenticherà facilmente gli eventi che si sono susseguiti nel corso dell’anno 2020.
Per la prima volta il mondo si è trovato ad affrontare una sfida nuova e globale che ha stravolto e modificato le abitudini di tutti i cittadini, senza distinzione geografica o anagrafica.
Il diffondersi del virus covid19 ha imposto il rispetto di norme severe di distanziamento che hanno investito tutti gli ambiti della nostra vita.
Milioni di lavoratori in tutto il mondo hanno abbandonato repentinamente gli uffici e lavorato da casa in quello che è diventato il nuovo paradigma dello smart working.
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Ma quando l’emergenza sarà definitivamente superata, cosa sopravviverà di questo nuovo modello lavorativo?
Come cambierà il lavoro del futuro in seguito a quanto accaduto?
Un sondaggio effettuato da Gartner ha rivelato come il 74% dei CFO intenda spostare permanentemente almeno il 5% della propria forza lavoro in posizioni da remoto, in quanto è emerso che il lavoro da casa presenti diversi benefici e possa essere agilmente combinato con il lavoro in ufficio.
Facebook ha dichiarato di voler garantire al 50% dei suoi dipendenti la possibilità di lavorare da remoto in modo permanente e diverse aziende leader nel settore sembrano intenzionate a seguire l’esempio.
Quali sono quindi le possibili alternative per un ufficio del futuro?
Come possiamo ridisegnare la nostra giornata lavorativa?
È proprio per rispondere a questo interrogativo che Woods Bagot, un celebre studio di architettura e consulenza, ha sviluppato il progetto Working from home, Working from work proponendo quattro possibili modelli di ufficio post-Covid.
I quattro modelli nascono da un’idea: casa e ufficio sono luoghi complementari, non opposti, l’uno bilancia l’altro, rispondendo a esigenze differenti ma armonizzabili.
Il primo modello è quello del “Culture Club”, che immagina l’ufficio privo di postazioni di lavoro in cui i dipendenti possano svolgere le loro mansioni su divani, scrivanie circolari, luoghi di aggregazione. Un luogo progettato per favorire il confronto e lo scambio di idee tra individui.
Nel secondo modello, quello del cosiddetto “In and out”, invece si alterna lavoro a casa e lavoro in ufficio secondo un sistema a rotazione periodica.
Nel modello del “Community nodes” invece, la maggior parte dei dipendenti lavora fuori casa ma si ha la possibilità di riunirsi, non in un ufficio centralizzato ma in luoghi diversi che i dipendenti possono scegliere in base alla vicinanza a casa.
L’ultimo modello, il “Collective”, è caratterizzato da spazi aperti che alternano di luoghi di lavoro e luoghi di relax per minimizzare gli assembramenti e garantire spazi ampi di aggregazione.
Qualunque sia la forma dell’ufficio del futuro una cosa è certa: dinamismo, flessibilità, luoghi di incontro a misura d’uomo e alternanza casa lavoro sembrano essere gli elementi imprescindibili.
Ogni sfida rappresenta una opportunità, ogni difficoltà un mezzo per un cambiamento.
Il futuro ci aspetta.
Non ci resta che andargli incontro.