L’esperienza della didattica a distanza svolta in maniera esclusiva può dirsi conclusa. Le linee guida del Piano Scuola 2020-2021 approvato il 26 giugno scorso (e scaricabile su Orizzonte Scuola), danno indicazioni per la ripresa “in presenza” delle attività didattiche e per la “didattica digitale integrata”, riservata alle sole scuole secondarie di II grado. I Tavoli Regionali dovranno dunque lavorare per garantire un rientro in sicurezza nelle aule. Ma cosa rimane della didattica a distanza, spesso criticata, ma anche capace di offrire nuove prospettive di riflessione e nuova forza all’intervento educativo?
Di certo, la didattica a distanza si è presentata come un vortice improvviso che ha frullato tutti, presidi, docenti, alunni, genitori, verso un unico punto innegabilmente positivo: ovvero un uso più diffuso delle tecnologie digitali per scopi didattici. Una vera e propria “alfabetizzazione di massa” si è realizzata in poche settimane superando decenni di tentativi.
Nelle prime settimane erano «20mila i docenti in formazione – secondo le statistiche di Indire – 90 webinar organizzati, 400mila visualizzazioni delle pagine dedicate» come riportato nell’articolo del Sole 24 Ore del 23 marzo scorso. Un caso non isolato. In generale, si percepisce un maggior livello di conoscenza e dimestichezza di alcuni strumenti, sia tra i docenti che tra gli studenti, come:
videoconferenze
chat collettive o one-to-one
mail per invio di feedback agli studenti
forum di discussione
Mooc e webinar
In molti casi i docenti si sono adoperati per realizzare audio o video lezioni ma, oltre agli aspetti tecnici, la didattica a distanza ha esteso la consapevolezza su questioni dal sapore più etico: come il digital divide e la tutela della privacy o le risorse online aperte.
Dunque, a partire dal 14 settembre torneranno in classe docenti e studenti più “smart”, sarebbe un peccato non valorizzare le nuove competenze acquisite. Un bagaglio di esperienze afferrato in corsa dagli insegnanti, forzatamente. Ma un accumulo di nuove abilità e conoscenze acquisite che può rivelare tutto il suo potenziale se strutturate, uniformate e integrate.
L’intermezzo della didattica: verso una nuova scuola?
In piena pandemia Paolo Landri sottolineava nella nostra intervista l’importanza di non buttare all’aria la grande prova di forza realizzata dalla scuola, nell’assicurare la continuità didattica.
È oggi il tempo di creare la scuola del domani.
Per questo, serve ora riposarsi dello sforzo compiuto, esaminare le criticità e salvare quanto di buono è stato realizzato. Per progettare una più solida integrazione “complementare” tra aula e online – come auspicato nelle linee guida ministeriali – può rivelarsi utile ripensare la Didattica a Distanza in termini di Didattica Online, come illustrato nella nostra intervista dalla Professoressa Maria Ranieri, docente di Didattica generale e Pedagogia speciale all’Università di Firenze.
Serve ipotizzare – anche se preferiremmo farne a meno – lo scenario più temuto. Ci sarà oppure no la “seconda ondata” in autunno del virus, come paventa l’OMS?
Ogni scelta potrebbe cambiare da un momento all’altro.
Nel Piano della Scuola 2020-21 si legge che:
«Qualora l’andamento epidemiologico dovesse configurare nuove situazioni emergenziali a livello nazionale o locale sulla base di un tempestivo provvedimento normativo, potrebbe essere disposta nuovamente la sospensione della didattica in presenza e la ripresa dell’attività a distanza, attraverso la modalità di didattica digitale integrata».
Ed è di questi giorni l’ipotesi da parte del Governo del prolungamento dello stato di emergenza (cautelativo) oltre il 14 luglio, si pensa almeno fino al 31 ottobre o il 31 dicembre.
Di fatto serve essere pronti e non dimenticare la lezione.
Ovvero, per i docenti e le scuole, si tratta di rimodulare la propria didattica su entrambi i fronti, in presenza e online, per fornire risposte più uniformi e coese. In tal senso sta muovendosi anche il Miur che – anticipa nelle linee guida – ha avviato uno studio per la “progettazione di una piattaforma finalizzata all’erogazione di contenuti didattici a distanza”.
Si torna in classe, ma senza chiudere i pc.
Ottimo punto.
A questo proposito vorrei condividere il mio caso: vorrei frequentare il corso di laurea triennale presso la vostra università Federico II in Scienze Erboristiche, uno dei pochissimi in Italia ad offrire un piano di studio e possibilità post-laurea di quel genere. Possiedo già una laurea ed un master (sono classe 1992) ma per i progetti che voglio sviluppare una laurea in Scienze Erboristiche mi darebbe conoscenze e competenze molto utili. Il “problema” è che lavoro e non posso più permettermi la vita da studentessa-post-liceo fuori sede. Nel mio caso, la possibilità di seguire i corsi anche online, remotamente dal pc, sarebbe perfetta, non mi farebbe dubitare un secondo ad iscrivermi. Capisco la necessità della frequenza in presenza per le esperienze pratiche oltre che sociali, ma se fosse possibile anche la possibilità della frequenza a distanza potrebbe essere un modo estremamente adatto per aprire le porte dell’università a sempre più persone.
Se ci si pensa, l’Education è diventata un grande business e sempre più realtà private vanno incontro alla domanda crescente di e-learning con corsi, workshop ed esperienze online, chiedendo anche delle quote di iscrizione importanti.
Insomma questa aggiunta della frequenza remota potrebbe rappresentare anche un ulteriore income per sostenere le università e gli atenei.
Gentile Simona,
La ringraziamo per aver condiviso la Sua esperienza. Le auguriamo un buon lavoro, Valentina (Federica Team)